Programma elettorale lista civica “Lavoro&Ambiente  #insiemesipuò”

Elezioni Comunali – Piombino 26 maggio 2019

Piombino è una Città in declino, il nostro principale obiettivo è invertire questo trend.

Oggi, pur difendendo una ripresa siderurgica moderna, in sicurezza, rispettosa delle persone e dell’ambiente, è necessario pensare ad uno scenario nuovo con al centro la diversificazione: Piombino si salva solo diversificando, uscendo dalla monocultura. Per farlo occorre mettere al centro il territorio che cosituisce la sua risorsa prima e insostituibile.

Vogliamo il recupero e la valorizzazione dell’esistente suolo valutando attentamente nuove politiche urbanistiche mirate al maggior rispetto ambientale. Tali politiche dovranno essere finalizzate alla riqualificazione e al riuso del patrimonio edilizio esistente, tenendo conto del progressivo calo demografico. Particolare attenzione dovrà essere indirizzata ai vasti territori a ridosso della città e del porto occupati dall’industria siderurgica (tra l’altro nemmeno del tutto utilizzati quando ancora la fabbrica era in funzione) che dovranno essere recuperati anche per lo sviluppo delle attività portuali e per una riqualificazione urbana generale.

Ci impegnamo a fare l’opposto di quanto è stato fatto fino ad ora: mettere al centro le persone, il lavoro e la loro sicurezza, come la loro salute e la salute del territorio. La salvaguardia del paesaggio, nostra risorsa fondamentale, perchè conferisce bellezza e si può generare lavoro anche nella diversificazione.

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una progressiva crisi di rappresentanza e di democrazia: gli organi rappresentativi (i Consigli Comunali) si sono vieppiù trasformati in meri organi di ratifica di decisioni prese negli organi esecutivi (le Giunte e Sindaci). Chi ha governato negli ultimi anni si è imposto ai cittadini come se avesse ricevuto, con il mandato elettorale, una legittimazione per diritto divino. Non hanno ascoltato i cittadini, hanno addirittura negato loro gli elementari strumenti di esercizio democratico, come il Referendum, imponendo dall’alto scelte che condizioneranno il futuro del territorio per molti anni a venire.

Il nostro obiettivo è riportare il Comune come Casa dei Cittadini, i quali dovranno avere un canale di ascolto sempre aperto, poichè le istituzioni non sono del partito che pro tempore occupa gli scranni della maggioranza.

Un buon amministratore deve sentirsi parte di una Comunità, non al di sopra di essa.  

Andrà rivisto il Regolamento per il Referendum, trasformandolo in uno strumento di partecipazione della cittadinanza alla gestione della propria comunità come, i quartieri, che dovranno essere uno strumento vivo di partecipazione e di coinvolgimento, rivedendone lo Statuto.

Presupposto di ogni cambiamento è il ritorno alla sovracomunalità: Piombino è parte di un ambito geografico-amministrativo, la Val di Cornia, che comprende Campiglia, San Vincenzo, Suvereto e Sassetta. Questi Comuni, riconoscendosi come unità territoriali, hanno coordinato negli anni  passati le politiche territoriali, le strategie dello sviluppo e la gestione dei servizi, dotandosi di adeguati strumenti operativi (i Piani Regolatori coordinati) e istituzionali (il Circondario).

Con lo scioglimento del Circondario nel 2010, si è verificato una regressione che ha portato dalla cooperazione al municipalismo, proprio nel momento in cui sarebbe stata necessaria la massima coesione per permettere ai Comuni di avere una strategia condivisa di governo capace di affrontare una crisi di proporzioni epocali, come la nostra. I Comuni sono andati in ordine sparso, e continuano a farlo, tra l’altro elaborando varianti ai Piani Strutturali a termine legislatura, senza una adeguata e condivisa valutazione delle conseguenze e dei mutamenti che la crisi economica, intercorsa dal 2007 ad oggi, ha segnato nel territorio e quindi senza una adeguata conseguente individuazione delle misure da intraprendere.

Del resto, la Val di Cornia è un ambito minimo di riferimento per Piombino. Potremmo allargare ulteriormente il nostro sguardo e vedere che il nostro ambito comprende il golfo antistante e quindi  l’Isola d’Elba, Follonica e le Colline Metallifere, verso l’entroterra la Bassa Val di Cecina. Piombino potrebbe porsi pertanto come il centro di una visione di sviluppo territoriale di più vasto respiro.

 

RIMATERIA

ASIU, la società partecipata dai Comuni della Val di Cornia  per la gestione del servizio di igiene urbana, è fallita lasciando in eredità un debito  di circa 50 milioni di Euro (20,8 milioni cui vanno aggiunti 10 milioni per il mancato accantonamento di chisura,  più una dotazione impiantistica fatiscente).

Le amministrazioni che si sono succedute negli ultimi anni hanno lasciato che questa situazione disastrosa si appesantisse e non se ne sono assunte la responsabilità, coprendo il debito e facendolo pagare ai Cittadini, con la nascita di RiMateria e la crescita esponenziale della discarica ex-ASIU. Mentre dicevano che ASIU era una società modello, il fiore all’occhiello della Val di Cornia, questa contraeva mutui e prestiti già nel 2012, perchè le casse erano vuote e non riusciva nemmeno a pagare gli stipendi ai dipendenti. Per coprire questo disastro da loro creato, le amministrazioni a guida PD, hanno creato la spa RiMateria dicendo che era funzionale alle bonifiche del SIN. In realtà  non hanno fatto partire nemmeno quelle bonifiche di competenza comunale (Città Futura e Poggio ai Venti) per le quali hanno già, dal 2009, le risorse e i progetti. Non si sono minimamente attivate per le bonifiche del SIN (nonostante che il PD controllasse sia il governo regionale che quello nazionale), mentre hanno riempito la discarica, innalzandola da 9 a 34 metri, con rifiuti speciali provenienti da 11 Regioni italiane, puntando al solo obiettivo di far sparire il debito lasciato da ASIU. Il tutto in una discarica condotta in deroga alle normative vigenti (per questo motivo sequestrata)  e coinvolta in un’indagine della Magistratura per traffico illecito di rifiuti pericolosi. Una discarica che ha creato e continua a creare enormi disagi agli abitanti, che ostacola la vocazione turistica e la diversificazione economica e che ha sollevato una importante mobilitazione cittadina.

L’amministrazione a guida PD ha respinto ogni apertura al dialogo, negando persino un elementare diritto democratico, come il Referendum Consultivo; ha venduto gli spazi di discarica ai privati, che ora risultano proprietari del 60% delle quote della società e che gestiranno la discarica in nome del profitto e non certo dell’interesse comune.

Noi crediamo che la discarica attuale (che purtroppo non potrà essere eliminata) nelle sue parti ancora da coltivare, debba essere destinata ad accogliere il materiale non riciclabile proveniente dalle bonifiche. La discarica deve essere chiusa con il riempimento del cono rovescio utilizzato per le bonifiche locali.

Ma oltre al cono rovescio, c’è anche la ex-Lucchini. Se saranno rilasciate le autorizzazioni al nuovo progetto di Rimateria, che prevede oltre alla MISP della LI53 e alla costruzione sopra di essa di una nuova discarica da 2 milioni e 500 mila metri cubi di rifiuti, la SpA procederà alla riprofilatura della ex-Lucchini e al suo riempimento con 350 mila metri cubi di rifiuti speciali.

Impegno della prossima amministrazione sarà quello di comunicare agli uffici della Regione, deputati alla verifica degli iter autorizzativi, che con l’estensione di questi volumi la discarica oltrepasserà la fascia di rispetto di 500 metri  dai centri abitati prevista dal PRB, elemento ostativo al rilascio delle autorizzazioni necessarie.

Ci impegneremo prioritariamente per l’attivazione delle bonifiche del SIN, per la definizine di progetti chiari e coerenti, per lo stanziamento di risorse finanziarie adeguate e tempi certi.

Ci impegneremo per l’attivazione immediata delle due bonifiche di competenza comunale, per le quali esistono già progetti approvati e risorse incamerate dal Comune di Piombino e per l’utilizzo dei 50 milioni nella disponibilità di Invitalia per la bonifica della falda.

Ci impegneremo a modificare la destinazione d’uso dell’area (denominata LI53) individuata, nel progetto RiMateria, per costruire la nuova discarica con il conferimento di 2.500.000 metri cubi di rifiuti speciali, conferendo alla stessa una classificazione diversa.

Ci impegneremo a definire Colmata centro abitato e questo riconoscimento, insieme alla presenza di Montegemoli, costituirà motivo ostativo alla realizzazione della nuova discarica e comunque dell’amplimento dell’esistente in quanto sono centri abitati che ricadono all’interno della fascia di rispetto di 500 metri prevista fra il perimetro del centro abitato e il perimetro dell’impianto, prevista dal PRB.

Ci impegneremo perchè siano effettuati i carotaggi, siano ultimati i lavori di messa a norma, sia installato un sistema FISSO di centraline di rilevamento, per tutte le componenti del biogas, controllate direttamente da ARPAT, dislocate in modo tale da poter intercettare tutte le direzioni del vento e in prossimità delle abitazioni.

Ci impegneremo per la realizzazione di un sistema di monitoraggio che controlli l’eventuale dispersione di percolato nella falda.

Le discariche non sono mai impianti esenti da impatto sull’ambiente e sulla salute, anche quando sono condotte rigorosamente a norma. Infatti la Comunità Europea le colloca alla base del sistema di trattamento dei rifiuti e le considera ammissibili solo come soluzione estrema e di emergenza. Ci sono studi che cominciano ad evidenziare correlazioni tra discariche e incremento di alcune patologie in chi abita in prossimità di tali impianti. Gli studi sono stati condotti entro un perimetro di 5 km dai siti di discariche.

Ci impegneremo ad attivare ogni iter necessario affinchè nella valutazione di incidenza obbligatoria per i nuovi insediamenti produttivi o inerenti al ciclo dei rifiuti sia prevista obbligatoriamente anche la VIS (Valutazione di Impatto sulla Salute) nel procedimento di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) e nella procedura per il rilascio dell’AIA (Autorizzazione integrata Ambientale).

 

LAVORO  E BONIFICHE

PROGETTO  E DISMISSIONE  DEI VECCHI IMPIANTI  SIDERURGICI

Nell’ottica di una ripresa economica del territorio occorre partire dalla diversificazione, uscendo da qualsiasi tipologia di monocultura. Bonifiche, messa in sicurezza tipologie di lavorazione non impattanti con un ambiente già fortemente provato e garante di sicurezza e salute. Chi amministrerà il territorio dovrà avere una visione globale e un ruolo da protagonista, al fine di garantire fattibilità e sostenibilità progettuale coerente con le necessità e aspettative del territorio,  dialettica costante con il Governo per le tematiche ambientali e lavorative.

Nell’ambito del progetto di dismissione dei vecchi impianti siderurgici, non possiamo ignorare il loro valore: sociale (nell’attività di lavorazione del ferro, si è costruita nei secoli l’identità del territorio), culturale-economico  per le attività turistiche che potrebbe generare. Siamo forse l’unico sito al mondo che può vantare una storia millenaria iniziata con gli Etruschi e terminata con l’ultimo altoforno spento nel 2014. Le dismissioni non possono ignorare questo unicum (tra l’altro riconosciuto da istitui culturali internazionali) e possono invece essere l’occasione per un progetto importante di archeologia industriale. Con possibilità di intercettare finanziamenti europei o anche privati. Guardiamo ad esperienze già realizzate, come la Ruhr e impariamo da quell’esempio virtuoso di riconversione ecologica, che non solo ha recuperato totalmente un territorio devastato da miniere e fabbriche siderurgiche, ma è diventato un polo di attrazione turistica per milioni di visitatori.

E’ necessaria una gestione integrata fra vari soggetti istituzionali (Ministeri, Regione e Comune) che superi la pletora di organi che, scollegati  tra loro, attualmente gestiscono le situazioni di crisi dei territori. Il risultato si nota nella paralisi di quasi tutti i SIN  (pensiamo a Bagnoli) o nei tanti Accordi di Programma sottoscritti e mai realizzati, nel silenzio di tutti gli istituti coinvolti.

Occorrerà uno strumento che sia agganciato al territorio, che ne conosca le caratteristiche e le necessità e che operi a stretto contatto con le istituzioni locali, che abbia autonomia operativa e  precisi canali di finanziamento, contrariamente a quanto avviene oggi che le decisioni vengono prese senza rendere conto né dell’avazamento degli accordi, né ancor meno dei risultati.

Occorre partire da un’analisi completa che affronti l’emergenza di interventi di bonifica e di messa in sicurezza di quello che purtroppo è un Sito di Interesse Nazionale (SIN) nonché un’area di crisi complessa.

Il SIN di Piombino è stato istituito con la Legge 426/98, perimetrato con il D.M. Ambiente 10 gennaio 2000 e successivamente con il D.M. Ambiente e Tutela del Territorio 7 aprile 2006, mediante l’individuazione delle aree da sottoporre ad interventi di caratterizzazione e, in caso di inquinamento, ad attività di messa in sicurezza, bonifica, ripristino ambientale e monitoraggio.

Il SIN comprende principalmente:

  • un polo industriale di notevoli dimensioni;
  • l’area portuale di Piombino, caratterizzata sia da traffici mercantili e turistici verso le isole (Elba, Sardegna, Corsica e Pianosa) che dall’attività legata all’industria per l’approvvigionamento di materie prime;
  • l’area della centrale termoelettrica ENEL Torre del Sale, dismessa nel marzo 2015;
  • l’area marina antistante;
  • le discariche di rifiuti esaurite di “Poggio ai Venti”.

La superficie totale è di circa 928,4 ha a terra e 2015 ha a mare.

 

Nell’area erano presenti anche tre centrali elettriche che utilizzavano i gas prodotti dal ciclo siderurgico.

Altre attività industriali attualmente in esercizio comprendono la lavorazione di laminati e la produzione di tubi in acciaio.

Sono inoltre presenti aree, interne al perimetro industriale, mai utilizzate a fini produttivi ed aree pubbliche principalmente sul litorale settentrionale del sito che potrebbero invece essere riutilizzate.

Nel SIN sono presenti complessivamente 31 siti di cui 4 a mare: di questi 14 sono di pertinenza pubblica ed i rimanenti di pertinenza privata.

 

Il SIN di Piombino, negli anni, è stato oggetto di vari Accordi di Programma. In uno di questi, del 30 giugno 2015, veniva affidato alla società Invitalia l’incarico della progettazione della messa in sicurezza operativa della falda sospesa da realizzare nelle aree di proprietà ed in concessione demaniale della Società AFERPI S.p.A..

 

Il progetto prevede la realizzazione di un marginamento in parte fisico ed in parte idraulico della falda con possibile recupero ai fini produttivi delle acque emunte previo trattamento in impianti dedicati.

Oggi dobbiamo capire a che punto è giunto tale intervento che ci risulta sia stato aggiudicato.

Si rende necessario coordinare l’intervento pubblico e privato ed iniziare la messa in sicurezza di tutta l’area. Non scordiamoci, tra l’altro, la presenza, negli impianti non operativi, di amianto friabile. Presenza che la stessa Arpat sta monitorando tramite uno studio ancora in corso. Lo studio mirato a rilevare la presenza di fibre di amianto in aria, tramite campionamenti, ha rilevato la presenza del cancerogeno. Da rilevare che trattandosi di un cancerogeno, come l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) stessa sottolinea, non è possibile stabilire una soglia di sicurezza.

Bonifiche e messa in sicurezza non possono più essere rimandate e dovranno coinvolgere la forza lavoro locale anche con percorsi formativi finalizzati.

Sempre in relazione all’area siderurgica attualmente di proprietà della multinazionale JSW, è di questi giorni la notizia del ritorno di una lavorazione altamente impattante come quella degli acciai al piombo e la richiesta di autorizzazione per costruire, accanto al treno rotaie, un nuovo capannone che dovrebbe ospitare l’impianto per la tempra del fungo. Rispetto alla questione del piombo, questo tipo di lavorazione, proprio a causa dei rischi e delle numerosi prescrizioni previste per una corretta procedura operativa e tutela della salute dei lavoratori, non contempla la sua presenza in molti siti italiani. Quindi il test previsto, potrebbe non limitarsi ad una semplice prova, ma trasformarsi in un tentativo di trovare mercato, visto che sono poche le aziende disponibili a fare una tipologia così impattante. Il nostro territorio ha già la problematica dell’amianto, un’area intera (SIN) con presenza certificata di varie sostanze nocive, compreso il piombo. Da sottolineare che, nelle linee guida presentate nel momento del subentro da parte di Jindal, non si è mai parlato di questo impattante tipo di lavorazione, tantomeno di una sua produzione.

 

Ma veniamo al secondo punto, quello dell’investimento, perché entrambe questioni strettamente correlate, si parla di investimenti nella stessa area, precisamente negli attuali spazi nel cuore della città. Tra l’altro, si dovrebbe procedere con una variante alla “variante Aferpi”, vanificando parte di un Accordo di Programma che oggi riteniamo necessario riscrivere in quanto i fatti incoerenti con quanto disciplinato e stabilito a luglio del 2018.

Gli investimenti sono sicuramente importanti e fondamentali per una ripresa dell’attività produttiva, ma anche questo investimento dovrà essere visto in un’ottica complessiva, facendo chiarezza su quale sia il piano industriale di Jindal.

Il Porto di Piombino, con il suo  ampliamento, è il secondo più grande scalo della Toscana dopo quello di Livorno. Anch’esso con notevoli potenzialità da utilizzare in maniera corretta evitando nuovi lavorazioni impattanti. Porto scollegato dalla viabilità nazionale viaria e  ferroviaria.

Altra realtà sulla quale occorre focalizzare l’attenzione è la Centrale Enel di Torre del Sale anch’essa rientrante nel SIN. Si tratta di un impianto termoelettrico alimentato ad olio combustibile che, divenuto marginale nel mercato elettrico italiano negli ultimi anni, ha ottenuto il nulla osta alla dismissione dal Ministero dello Sviluppo Economico nel 2015. Enel ha successivamente redatto il piano di dismissione del sito, approvato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare nel 2017.

Dal 2015 anche la centrale di Piombino  è inserita nel progetto Futur-e. A seguito di una procedura competitiva di vendita, Enel ha firmato il preliminare per la cessione dell’area con Stigliano Sviluppo SRL, che  si sta confrontando con Regione e Comune in merito agli aspetti urbanistici e al conseguente iter autorizzativo da avviare per la realizzazione della proposta di riqualificazione.

Se analizziamo i principi che ispirano Futur-e, il sito dovrebbe svilupparsi secondo linee guida di sostenibilità sociale, economica e ambientale integrando diverse funzioni, tra cui turistico commerciale, ricettivo e ricreativo, nonché ricerca scientifica e agricoltura sperimentale.

Visto che la finalizzazione del progetto avviene in collaborazione con gli Enti Locali, si rende necessario un ruolo da protagonista della stessa amministrazione al fine di garantire fattibilità e sostenibilità progettuale coerente con le necessità e le aspettative del territorio. Tra l’altro le attività di bonifica sono  in capo ad Enel. Il sito deve rinascere in tempi brevi.

Arcelor Mittal Piombino, nell`ambito della complessa operazione connessa agli impegni assunti dal Gruppo ArcelorMittal con la Commissione Europea (finalizzata all’acquisizione dei complessi aziendali del Gruppo Ilva), ha ceduto lo Stabilimento di Piombino (con circa 450 dipendenti) al Gruppo inglese Liberty Steel. Al momento, tale passaggio è previsto per l’1/6/2019. I dipendenti, vengono fuori da 6 anni di contratti di solidarietà, poiché in aggiunta a tutte le incertezze legate all’arrivo della nuova proprietà, ad oggi, non si conosce il piano industriale che illustri e assicuri il futuro dello Stabilimento di Piombino. Attualmente gli impianti presenti sono:

  • Linea di decapaggio (non operativa)
  • Linea di laminazione
  • Tre linee di zincatura (4 e 5 attive, la 2 non operativa)
  • Due linee di verniciatura (la 2 attiva la 1 non operativa) e linee di taglio

Se ripartirà il decapaggio come preannunciato, dopo idonea manutenzione, potrebbero generarsi nuovi potenziali posti di lavoro.

 

SOL S.p.A,  Stabilimento di Piombino in esercizio dal 1963, produce gas tecnici (ossigeno, azoto ed argon) mediante liquefazione e frazionamento dell’aria per l’impegno in molti settori: siderurgico, chimico, trattamento delle acque, metalmeccanico. La maggior parte della produzione viene inviata con gasdotti alle aziende del polo industriale limitrofo. Attualmente, anche a causa della mancanza del ciclo continuo siderurgico, lo stabilimento SOL  ha notevolmente ridotto la sua attività. Merita un approfondimento: quali siano le intenzioni della Società per il sito piombinese e la verifica dello stato di sicurezza della struttura locata all’ingresso della città.

Nel passato il principale ambito dell’economia di Piombino è stato sicuramente l’industria legata in particolare alla secolare tradizione siderurgica. Poco spazio invece è stato riservato alla pesca, turismo, commercio e agricoltura.

 

SETTORE  AGRIGOLO,  MARE, PESCA  E CANTIERISTICA

Piombino si è imposta come Città dell’Acciaio., ma è circondata dal mare e dalla terra. E’ anche città di contadini, pescatori e artigiani, città che può vantarsi di risorse che vengono dal mare e dalla terra.

Vogliamo riscoprire queste facce diverse di una stessa identità, la nostra, e ricostruire con esse un nuovo equilibrio.

Abbiamo enormi potenzialità: oltre ad una siderurgia pulita che tutti aspettiamo, ma che non potrà più essere il solo polo occupazionale trainante, abbiamo un territoio, la Val di Cornia, che costituisce una porzione importante del settore agricolo regionale, prodotti ortofrutticoli di eccellenza riconosciuta, una produzione viti-vinicola di pregio, una  tradizione gastronomica di rilievo, piccole e grandi aziende che vanno tutelate e potenziate, tradizioni artigianali da recuperare, valorizzandole con la loro filiera.

Importante è attuare un programma di ascolto degli agricoltori per migliorare l’approvvigionamento idrico alle aziende stesse ed estendere i marchi di qualità ad altre produzioni tipiche della nostra zona .

Il territorio rurale, una delle principali risorse di cui disponiamo, offre opportunità di lavoro diretto in agricoltura (è la principale fonte di occupazione nella Val di Cornia) e contribuisce in modo ancora rilevante a caratterizzare il paesaggio. Dovra’ quindi essere recuperato per il suo uso agricolo e salvaguardato da eccessive aggressioni di usi impropri, come pannelli solari e/o campi eolici.

Una delle nostre principale ricchezze è il paesaggio: le nostre coste attraggono migliaia di turisti perchè intatte. Per tale motivo dobbiamo proteggerle integrando l’offerta del turismo balneare e culturale della nostra zona.

Abbiamo mare, pesca e potenzialità di creare posti di lavoro dalla trasformazione dei prodotti e potenziando nautica, cantieristica e itticoltura. Il tutto da porre in sinergia con lo sviluppo di un turismo che vada oltre la stagionalità.

 

SANITA’

Niente di quanto promesso nelle linee programmatiche  del mandato amministrativo 2014/2019 è stato realizzato. Al contrario abbiamo assistito in questi anni ad un progressivo e costante smantellamento dei servizi sanitari.

Ai tavoli regionali che hanno ridisegnato la Sanità locale, il Comune di Piombino è stato afono e ininfluente, limitandosi a prendere atto delle decisioni prese dalla Regione e messe in atto dai direttori delle ASL.

Ha supinamente accettato il progetto di rete aziendale con la formazione dell’Ospedale unico Piombino-Cecina, conseguente alla riorganizzazione del Sistema Sanitario Regionale Toscano  (Legge Regionale n. 84 del 28 dicembre 2015).

La scelta di realizzare un ospedale unico articolato sui due presidi di Cecina e di Piombino ha causato,inesorabilmente, una riduzione delle risorse e delle attività, soprattutto a scapito dell’ospedale piombinese. Se a parole l’obiettivo era quello di unire le forze per avere un presidio unico che potesse rafforzare la sanità locale, con aumento dei servizi e degli operatori, l’unione dei due ospedali ha, nei fatti, risposto a un solo scopo: quello di risparmiare tagliando i servizi. Mentre si sono concentrate risorse e si sono potenziati i servizi nei grandi centri di eccellenza, si sono spogliate le periferie, che hanno perso operatori, strutture e offerta sanitaria.

Tutto questo come conseguenza del famigerato Decreto Balduzzi, voluto dal Governo Monti e che nessuno dei successivi, dal 2012 ad oggi, ha pensato mai di abrogare.

Il Decreto Balduzzi (per bacino di utenza e non numero di abitanti) configura chiari elementi di incostituzionlità, dal momento che nega ai cittadni che abitano nelle aree periferiche e nei centri minori le stesse possibilità di accesso all’assistenza sanitaria che hanno i cittadini dei grandi centri.

La Val di Cornia è posta al centro di una vasta area geografica che registra un grande vuoto tra Livorno, Siena e Grosseto, il centro di secondo livello più vicino dista 100 km.

La centralizzazione dei servizi sanitari a Livorno e Pisa ha penalizzato le fasce della popolazione più deboli (anziani in primis) che, per difficoltà oggettive a raggiungere tali centri, spesso sono costretti a rinunciare alle cure. Anche i costi degli spostameti, uniti ai tickets onerosi, spingono un numero crescente di persone a non accedere più al Servizio pubblico.

Gli esami di laboratorio sono stati centralizzati a Livorno e se ora, alcuni sono rientrati a Piombino, è solo perchè il laboratorio di Livorno non era più in grado di far fronte all’eccessiva mole di lavoro.

Il declino dell’Ospedale Villamarina è certificato dai numeri impietosi:

  • netta diminuzione delle attività chirurgiche tra 2016 e 2017 (144 interventi in meno di chirurgia generale, 61 per l’otorino, 79 per ortopedia-traumatologia, con un ulteriore costante decremento confermato negli anni successivi, a suggellare una tendenza negativa veramente allarmante). Attualmente tutto i reparti sono in notevole sofferenza di personale, sia medico che infermieristico, in primis la Medicina Generale dove, a fronte di una importante occupazione media dei letti, mancano personale socio-sanitario, infermieristico e medico;
  • Urologia. Uno dei tre medici dedicati opera anche su Cecina e gli stessi debbono gestire le attività di ricovero a Piombino, le urgenze del Pronto Soccorso e l’attività ambulatoriale anche di Cecina e/o Portoferraio. In questo scenario è impossibile poter assicurare, ai cittadini in attesa di interventi in classe A (da effettuare entro 30 giorni) il rispetto dei tempi, che si attestano, al contrario, intorno ai tre mesi;
  • Ortopedia. Tre medici non possono garantire turni, reperibilità, ambulatorio e sale operatorie, per cui il numero di interventi si è drasticamente ridotto;
  • Questa situazione non è certo appetibile per la professionalità dei medici, molti dei quali cercano di andare in altri centri in cui possano operare in condizioni e con casistiche migliori e accrescere la propria professionalità. Un ospedale dequalificato non attira;
  • Soppressione delle specialistiche: interventi anche semplici sono comunque centralizzati;
  • Il Punto Nascita è in fase di chiusura, con le donne che già vengono inviate a Cecina;
  • Soppressi di fatto i Consultori (con la presenza di solo tre medici);
  • La Senologia è stata soppressa;
  • Per un intervento di cataratta bisogna aspettare un anno;
  • Liste di attesa infinite (da alcuni mesi ad un anno);
  • Tickets elevati; ad es. gli esami ematologici sono meno onerosi dal privato;
  • In nome del risparmio è stato messo un tetto massimo agli esami più costosi come EGA o alle unità per emotrasfusioni;
  • Trasferimenti notturni in ambulanza, con disagio estremo per pazienti e famiglie;
  • La Radiologia deve assicurare anche l’Elba, con sottoutilizzo dei nostri macchinari;
  • Anche il Laboratorio Analisi deve coprire il servizio nell’Isola;
  • L’Oculistica ha solo tre medici, cui si aggiunge un convenzionato;
  • L’Orl copre il servizio di Piombino, Cecina, Elba e il Poliambulatorio di Rosignano (una seduta operatoria a settimana);
  • Convenzioni con il privato (ecodoppler, esami strumentali) con incremento del privato che fiorisce l’Organizzazione per intensità di cure, non supportata da nessuna letteratura scientifica, concepita unicamente per ridurre i costi di personale e di gestione (reparti accorpati in promiscuità di patologie ). L’intensità di cure nasce nelle strutture private, dove lavorano nel programmato e non nelle urgenze. Degenze brevi per ridurre i costi;
  • Il rapporto tra popolazione e personale/numero posti letto è il più basso di tutta l’area vasta NordOvest;
  • Il concetto di rete viene applicato in senso sottrattivo, non aggiuntivo. Non si muove l’equipe, ma il paziente;
  • Nel documento programmatico della Società della Salute il solo potenziamento previsto per Piombino era la Psichiatria, della quale però al momento si sono perse le tracce.

Emodinamica. Un infarto che colpisce un abitante di Piombino, ha maggiore probabilità di dare esiti gravi o addirittura infausti rispetto ad un corregionale che vive in un’altra zona provvista di servizio di emodinamica. Praticamente da Livorno a Grosseto non esiste una Sala di Emodinamica. E questo è assurdo se si pensa che nella provincia di Firenze ce ne sono 6, e se aggiungiamo quella di Prato e di Pistoia, si arriva ad 8 sale di Emodinamica in poche decine di chilometri. Nel territorio dell’area vasta Nord-Ovest ce ne sono 5, tutte a nord di Livorno. Tra Livorno Pisa e Lucca, sono addirittura 4 Sale di Emodinamica in 30 chiilometri, mentre a sud di Livorno nessuna fino a Grosseto. Quindi 140.000 persone, tra cui gli abitanti di Piombino, in assoluto quelli più distanti dal servizio di Emodinamica più vicina, sono di fatto scoperti da un servizio fondamentale, con un maggiore rischio sia di morte che di esito in grave morbilità cronica per l’infarto. Tutto questo in barba all’articolo 32 della Costituzione che riconosce la  tutela della Salute come fondamentale diritto. Un Servizio di Emodinamica è fondamentale per la sicurezza dei cittadini, ma fino ad ora abbiamo avuto solo promesse vaghe e nessuna seria programmazione. Del resto la sua realizzazione non è cosa semplice: richiederbbe intanto una riorganizzazione complessiva del presidio ospedaliero e infrastrutture adeguate. In realtà tutto sembra andare nella direzione contraria, dato che l’attuale Cardiologia, che dovrebbe ospitare il servizio di Emodinamica, rischia il declassamento da Unità Operativa Complessa a Semplice. Del resto lo stesso reparto manca di servizi fondamentali, ben meno dispendiosi della Emodinamica, ma parimenti importanti, come l’Elettrofisiologia. L’impianto di un pace maker (semplice manovra e tra l’altro necessità molto frequente soprattutto in pazienti anziani), richiede lo spostamento verso altri ospedali.

L’istituzione di un Hospice, in particolare dedicato ai pazienti neoplastici terminali, costituirà un punto di civiltà, per garantire una maggior dignità nel difficile percorso di fine vita.

La nostra Comunità ha diritto ad un ospedale efficiente e moderno, che possa prevedere servizi in deroga alla Legge Balduzzi, considerando la lontanza dai centri dove sono ubicati ospedali di I livello. In un territorio dove il diritto alla salute sembra essere stato un elemento dimenticato, come dimostra anche la politica delle ultime amministrazioni, che ha creato tutte le condizioni per trasformare Piombino nel distretto nazionale dei rifiuti, è necessario cominciare a ripensare la Città anche in funzione della tutela della salute dei nostri figli, sia attraverso una maggiore conoscenza dell’incidenza e freqeunza delle malattie croniche, (in primis delle neoplasie, attraverso l’istituzione di un Registro Tumori), sia in una maggiore offerta di servizi che possano assicurare quella tutela della salute, messa in secondo piano dai governi precedenti.

La Sanità è un diritto e non un costo da comprimere, tutelato dalla Cosituzione (la Repubblica tutela la Salute come diritto fondamentale di ogni cittadino). Le politiche sanitarie degli ultimi anni invece negano questo diritto: tagli al servizio pubblico e gestione sempre più lontana e scollegata ai bisogni  dei cittadini.

Curarsi è sempre più difficile e complicato, specie per le fasce sociali più deboli che non possono permettersi il privato.Le persone sono sempre più sole di fronte all’insorgere di una malattia, tanto più le persone non autosufficienti e coloro che si trovano in difficoltà economica.

Un Comune da solo non può prefigurare ipotesi di riordino sanitario: ogni ipotesi richiede programmazione  e risorse. In questo caso non ne abbiamo la piena disponibilità, grazie alla riforma sanitara regionale Toscana che ha accentrato tutte le ASL in tre grandi aziende. Facciamo parte di un’area vasta (Asl Toscana Nord Ovest) che comprende Massa, Carrara, Livorno, Pisa, Lucca. Qui emerge un enorme problema politico: quello dell’allontanamento dei centri decisionali dai cittadini e  dalle realtà periferiche.

In questo scollamento tra la programmazione sanitaria ed i bisogni dei territori e dei cittadini (ricordiamo che nei Consigli Comunali non si parla più di Sanità e di come organizzare i servizi socio-sanitari), diventa prioritaria la trasparenza e la partecipazione delle Comunità alle decisioni, tramite gli istituti deputati a rappresentarli: i Sindaci, che devono intervenire attivamente nella determinazione delle politiche sanitarie territoriali, come soggetti attivi e non come esecutori passivi di scelte maturate altrove e sempre più scollegate ai reali bisogni della popolazione.

Altra priorità, quella degli anziani. In Val di Cornia solo il 7 per mille trova posto in una Residenza Sanitaria Assistita (Rsa) contro il 13 per mille dell’area vasta Nord ovest. La stima è di un fabbisogno di almeno 50-60 posti letto in più rispetto agli attuali, che sono:

  • 50 a Campiglia, destinati a diventare 40 per le novità nelle regole di accreditamento
  • e 40 a San Rocco per il settore pubblico
  • altri 40 nel privato, al Phalesia

 

Sarebbero stati riconosciuti per l’ambito Valli etrusche, che riunisce la Bassa Val di Cecina e la Val di Cornia, circa 40 posti letto in più e tra questi rientrerebbero i dieci posti che verranno a mancare con il ridimensionamento di Campiglia.

Definito anche il potenziamento dei servizi domiciliari. Nel comprensorio solo il 3,5 per mille della popolazione anziana riesce a utilizzarli rispetto al dato medio del 7,5 per mille a livello di area Nord ovest.

Le famiglie con anziani sono lasciate a se stesse e devono ricorrere alle badanti, che costituiscono un peso economico spesso non sostenibile. Lo stato ha abbandonato la sua funzione sociale e ha lasciato la cura degli anziani al libero mercato.

Occorre investire risorse nell’assistenza a questa categoria sociale, in crescita, sia per le strutture di accoglienza (l’Ospedale di Comunità dovrà essere potenziato e valutate attentamente le modalità di accesso, dato che non di rado i pazienti vengono dirottati su Livorno e le liste di attesa anche in questo caso sono lunghe) sia per evitare l’esclusione degli anziani dalla vita sociale (orti comuni, centri di attività condivise e di intrattenimento, etc.)

La Regione ha il massimo di competenze in materia sanitaria ma non per questo i Comuni debbono essere spettatori passivi. I Comuni dovranno essere portatori qualificati di proposte da discutere  nelle sedi in cui si decide e si programma.

I Comuni infatti hanno rinunciato a impegnarsi in prima persona e si rifugiano dietro decisioni regionali e aziendali considerate come intoccabili. Anche nell’ambito dell’assistenza sociale, hanno delegato ogni competenza a favore di una Società della Salute che agisce al di fuori di indirizzi politici ed amministrativi dei Comuni (che dovrebbero esserne titolari). Di questo istituto, che comprende ben 16 Comuni della Val di Cornia e  della Bassa Val di Cecina, si parla da molti anni, ma fino ad ora abbiamo visto solo una successione di atti burocratici relativi a Statuti e organigrammi e mai piani e programmi, risorse e tempi su come organizzare i servizi di assistenza alle persone. Si configura nei fatti come l’ennesimo carrozzone inutile, incapace di risolvere le profonde diseguaglianze sociali così evidenti.

Pe questo  riteniamo che debba essere valutata quale sia la reale necessità di avere “una Società della salute”. Oggi occorrerebbe gestire tutte le competenza in materia socio-assistenziale in un nuova forma coordinata tra i Comuni e Azienda Sanitaria.

Inoltre occorre potenziare i servizi territoriali, mediante un piano di implementazione degli organici dopo adeguata ricognizione e ridurre le liste d’attesa (es. con utilizzo anche notturno degli strumenti diagnostici).

 

VIABILITA’  ED INFRASTRUTTURE

Una criticità importante della nostra Città è costituita dalle infrastrutture.

Piombino è isolata dalla rete viaria e ferroviaria nazionale.

Ha una sola strada di accesso che ogni estate, immancabilmente, genera disagi insostenibil per gli abitanti e per i turisti.

Da oltre 20 anni si parla di SS398: una storia infinita di incapacità amministrativa. A distanza di tanti anni e dopo infiniti annunci siamo ancora al progetto esecutivo del primo lotto della 398, tre km di strada che congiungeranno la Geodetica al Gagno e che non porteranno alcun beneficio alla viabilità in entrata e in uscita dalla Città e dal Porto.

Noi ci attiveremo presso il Governo regionale e quello nazionale per la realizzazione in un’unica soluzione (lotto unico) del prolungamento della 398 fino al Porto. Il tracciato del secondo lotto deve essere riportato alle previsioni urbanistiche antecedenti alla variante Aferpi e riallontanato dalla città.

Riteniamo altresì che, in attesa di una 398 ancora lontana, un’altra strada di accesso alla Città sia necessaria e possibile: esiste già un tracciato che collega Poggio ai Venti alla località San Rocco. Allargare questo tracciato e renderlo percorribile alle autovetture sarà una risposta immediata e sostenibile sia finanziariamente che ambientalmente.

Abbiamo a cuore anche l’infrastruttura ferroviaria, del tutto sparita dal panorama amministrativo e dal dibattito delle istituzioni locali. Si è progettato negli anni un investimento di 5 milioni e 200mila euro per attrezzare la Stazione di Fiorentina e renderla idonea alla movimentazione e allo stoccaggio dei rifiuti pericolosi, mentre al contempo si spogliava la Stazione di Campiglia, importante snodo ferroviario che collega la Val di Cornia al resto del paese e al mondo, rendendola  insicura, senza servizi, spoglia, sporca e priva di collegamenti adeguati con il territorio circostante.

La Stazione di Piombino è pressochè inutilizzata, sede notturna di barboni, con una porzione di binario che si aggetta come un corpo invasivo ed estraneo nel cuore della Città. Dovrà essere riconsiderato l’arretramento dei binari in Piazza Gramsci, già previsto nell’ultimo RU e contemplato anche nel PUM, finalizzato alla riqualificazione e al recupero di quelle aree urbane.

Sarà prioritaria una riorganizzazione dei  collegamenti con Campiglia Stazione.

 

PARCHI VAL DI CORNIA

Il nostro paesaggio è bellissimo con un patrimonio archeologico e storico, per certi versi unico al mondo, da valorizzare ulteriormente.

La Società Parchi Val di Cornia è stata costituita il 18 luglio 1993, per iniziativa dei Comuni di Piombino, Campiglia Marittima, San Vincenzo, Suvereto e Sassetta e di soci privati, ai sensi dell’art. 22 della Legge 142/1990 (oggi testo unico delle leggi sull’ordinamento delle autonomie locali, Decreto legislativo n. 267/2000) come Società mista pubblico privato, con il vincolo del prevalente capitale pubblico.

Dal 2007, per una modifica alla normativa vigente (D.Lgs. 42/2004, art. 115), si è reso necessario trasformare l’assetto societario raggiungendo una compagine azionaria interamente pubblica (in house providing) affidandole i seguenti obiettivi:

  • l’attuazione del sistema dei Parchi e Musei della Val di Cornia, mediante la realizzazione di musei e centri documentazione, la valorizzazione di aree archeologiche e monumentali (da attuarsi nel rispetto dei livelli minimi uniformi di qualità, determinati ai sensi dell’articolo 114 del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42), nonché la fruizione e valorizzazione di aree di pregio paesaggistico ed ambientale sottoposte a regime di tutela dai Piani Regolatori coordinati degli stessi Comuni;
  • l’esercizio di tutte le attività strumentali alla conservazione, alla valorizzazione e alla fruizione del patrimonio culturale, paesaggistico e ambientale, sotto il profilo sociale economico e territoriale.

Con queste premesse, dopo la nascita di 2 Parchi e un Museo, la gestione dei Parchi Naturali e di altri due Musei, la storia degli ultimi dieci anni della Parchi è stata segnata dai mancati incassi dei parcheggi costieri, dai bilanci tagliati pesantemente ed approvati solo in Primavera, quando dovrebbero essere già avviati dal mese precedente i contratti degli operatori stagionali che dovranno fronteggiare le scuole che si sono prenotate da mesi per visite guidate e laboratori didattici, i lavori di semplice manutenzione conclusi in vista delle presenze primaverili, gli eventi annuali già programmati. In questo triste scenario il personale dipendente negli anni invece di crescere è andato a diminuire, andando ad incidere pericolosamente sulle performance aziendali. Eppure questo grande progetto era anche nato per cercare di diversificare l’economia del territorio, già profondamente in difficoltà dagli anni’80 per la crisi che aveva investito l’industria pesante e creare nuovi posti di lavoro.

É sotto gli occhi di tutti, un fuggi fuggi di responsabilità da parte di Comuni. Più volte si è parlato, da parte di certi esponenti politici, di “carrozzone” e se da una parte si vorrebbe investire di rinnovato ruolo quest’azienda, come dimostra l’impegno richiesto per l’accoglienza ai croceristi e la gestione degli Uffici Turistici, dall’altra le si sottrae risorse vitali.

Si assiste poi ad uno strano fenomeno per cui il Comune di Piombino, quando occorre investire nelle visite guidate, si rivolge a volontari non professionalizzati. E se questo non bastasse, la politica recente con un profondo attacco all’ambiente, con il progetto della megadiscarica a Ischia di Crociano e l’ampliamento delle Cave nel cuore del Parco di San Silvestro, va a colpire a morte quello che si dovrebbe proteggere e valorizzare e che è motivo di esistenza di una società del genere.

Nonostante tutto, questa Società ha continuato e continua a portare avanti nuovi progetti anche ambiziosi, come sono stati di recente quelli dei restauri a San Silvestro e al Parco di Baratti con nuovi percorsi attrezzati o nuovi allestimenti e miglioramenti volti anche la risparmio energetico per il Museo di Piombino (che per inciso è locato in un immobile di proprietà del Demanio e non del Comune di Piombino che deve pagare un affitto annuale).

Milioni di euro che Stato e Regione hanno versato ai Comuni grazie ad una progettazione valida della Parchi Val di Cornia che con quei soldi, grazie alle proprie professionalità interne, ha realizzato quello che sarebbe impensabile fare se ogni singolo Comune si muovesse da solo affidando ad enti esterni.

Professionalità alcune delle quali apprendiamo oltretutto non essere valorizzate, inquadrate in un contratto, quello del Commercio, assolutamente non corrispondente alle mansioni svolte.

Senza la certezza dei contributi economici dei Comuni, dei rinnovi dei contratti di servizio, con i tagli sui bilanci sempre più consistenti, quando invece di anno in anno le strutture si deteriorano e hanno sempre più bisogno di risorse economiche; senza investire sulle risorse umane, l’anima di questa azienda; senza ritornare ad una visione unitaria del territorio, questa Società rischia il collasso. Per adesso si continua ad assistere ad una morte lenta, fatta di una progressiva contrazione delle attività e scadimento del ruolo per cui era nata la Società: tutela, valorizzazione e promozione.

Cosa si dovrebbe fare:

 

  • Investire nel personale, stabilizzando figure altamente professionalizzate e che sono precarie da oltre vent’anni;
  • Investire in promozione, non solo dal punto di vista economico, ma anche inserendo una figura manager specializzata nel marketing culturale. La partecipazione alle Fiere Nazionali inoltre è indispensabile per riuscire finalmente ad entrare nei circuiti turistici più ampi;
  • Ritornare a fare “rete” non solo tra i cinque Comuni della Val di Cornia, ma anche con le realtà vicine che hanno la nostra stessa vocazione “Riserva naturale regionale oasi WWF padule Orti-Battagone” e guide ambientali e tusistiche autorizzate del territorio;
  • Aiutare la Società a reperire finanziamenti europei anche per la manutenzione e il decoro dei parchi e delle strutture museali;
  • Recupero dell’autonomia finanziaria, anche mediante riconsiderazione del sistema delle risorse derivanti dai parcheggi;
  • Riorganizzare i parcheggi per Camper, che sono particolarmente onerosi a fronte dell’assenza totale di sevizi.

 

 

OASI WWF RISERVA NATURALE REGIONALE PADULE ORTI-BOTTAGONE

Le azioni da intraprendere sono le seguenti:

 

 

  • Ampliamento della riserva con annessione area contigua di tipo A denominata Perelli Bassi.

 

L’oasi WWF Orti-Bottagone è una Riserva naturale Regionale e dall’ottobre 2013, quando era ancora riserva naturale provinciale, è stata riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente Zona Ramsar, cioè ha una tutela a livello internazionale proprio per la particolarità della flora e della fauna presente. Il regolamento della riserva prevede che con il riconoscimento di zona Ramsar ci sia l’ampliamento dell’area contigua A della riserva, denominata Perelli Bassi, importante per la nidificazione dei Ccspecie censite in quest’area: denicotteri rosa, albanelle reali, voltapietre, vari anatidi e limicoli tra cui il piro piro fulvo di origine americana che per 15 giorni nel settembre 2017, attirò un centinaio di fotografi e birdwatcher arrivati da tutta Italia. Quest’area di Perelli bassi attualmente è aperta alla caccia.

L’ampliamento deve essere visto come un valore aggiunto alla Riserva e all’economia locale poiché il flusso di visitatori negli ultimi cinque anni, cioè da quando la gestione è passata al Centro Guide. Costa Etrusca, è triplicato ed è sempre più in crescita coinvolgendo famiglie, scuole, gruppi e appassionati come gli stessi birdwatcher e fotografi naturalisti.

Per fare dei numeri, siamo passati dai 500/600 visitatori l’anno a oltre i 1.600, tenendo di conto che le aperture sono per la maggior parte dell’anno solo nei weekend.

 

  • Valutazione di fattibilità della proposta di progetto dell’ex Centrale Enel di Torre del Sale in relazione all’adiacente Riserva Naturale Regionale Oasi WWF Padule Orti-Bottagone.

 

Da rivedere l’attuale proposta di progetto della Stigliano S.r.l. sul futuro dell’ex Centrale Enel, poiché parte delle opere del progetto non sono in sintonia con la flora, la fauna e le attività della Riserva Naturale Regionale adiacente: il tratto di terreno di proprietà Enel (che va dalla metà del Bottagone, lungo il fosso Cosimo, fino al mare) è particolarmente rinaturalizzato, con piante importanti dove vanno a rifugiarsi fagiani, aironi, passeriformi, testuggini terrestri, ricci, volpi e zona di caccia anche del falco di palude oltre alla presenza di flora, come ginestra, iperico, lentisco, cardi, varie erbe di campo ed alberi ad alto fusto, diversa da quella della riserva, garantendo una maggiore biodiversità e molto importante anche per gli insetti impollinatori, minacciati dall’intensa attività agricola limitrofa. Pertanto, è importante che tale area venga inclusa nella Riserva per garantire lo sbocco a mare, poter tutelare la flora e la fauna presenti e sviluppare ulteriormente le attività di didattica ambientale, i sentieri di visita e magari creare strutture ecocompatibili al fine di ospitare eco-turisti e svolgere l’attività dei campi solari in natura. La spiaggia, inoltre, presenta piante pioniere, orchidee e dune mobili, un areale molto delicato e tutto da tutelare, vista anche la sua frequentazione da parte di molti animali e insetti della riserva.

 

  • Promontorio di Piombino. Altra area importante da salvaguardare è il Promontorio di Piombino, ricco di vegetazione tipica costiera come l’elicriso, la barba di Giove, il finocchio marino, il limonio e la palma nana (in Italia è l’ultima stazione a nord dove nasce allo stato spontaneo) e di macchia mediterranea che ospita fauna tipica dei nostri boschi e numerose specie di insetti alcuni dei quali lepidotteri tipici della Costa Etrusca e dell’Arcipelago toscano. E’ zona di passo di molti uccelli migratori tra cui i colombacci e zona adibita alla caccia. La presenza di vari sentieri segnalati e la bellezza dell’area lo porta ad essere molto frequentato per passeggiate, trekking, footing, mountain bike e softair, sia da abitanti della Val di Cornia che da turisti italiani e stranieri, spesso accompagnati da guide ambientali.

Durante il periodo di caccia, però, è particolarmente frequentato da cacciatori causando talvolta problematiche di convivenza con le attività sportive e turistiche.

E’ necessario quindi:

– ripristinare la sentieristica dove danneggiata, la segnaletica e la cartellonistica presenti che versano in condizioni di degrado;

– collocare, all’inizio dei sentieri di accesso al Promontorio, cartelli che avvisano che l’area è territorio di caccia;

– aumentare i controlli da parte degli organi competenti, soprattutto nel periodo estivo e di caccia, al fine di far rispettare le regole della caccia, il divieto di campeggio, di abbandono di rifiuti, di accensione di fuochi;

– rendere pubblico (almeno trenta giorni prima), il calendario della caccia al cinghiale, in modo da rendere fruibile il Promontorio anche a gruppi trekking o di bikers che arrivano sul nostro territorio, soprattutto nel weekend, tramite le agenzie turistiche, associazioni sportive o di guide ambientali e che portano ricchezza al nostro territorio;

– limitare il transito di veicoli a motore sui sentieri per arrivare ai capanni di caccia;

– alle associazioni di cacciatori è richiesta la costante pulizia dei rifiuti da loro abbandonati durante il periodo di caccia e il ripristino dei sentieri compromessi dal transito dei loro veicoli al fine di lasciare il bosco fruibile ai turisti e ai normali frequentatori.

 

 

  • Convenzione con WWF Livorno per recupero fauna selvatica

 

Ormai da circa trent’anni il WWF locale ha istituito un gruppo di volontari per il recupero della fauna selvatica, viste però le recenti modifiche alla legge che disciplina il recupero fauna selvatica, la Regione Toscana richiede che venga fatta una convenzione tra l’Amministrazione Comunale ed il WWF Livorno, altrimenti il recupero dei giovani nidiacei, spetterà ai vigili urbani con l’obbligo di consegna al CRUMA di Livorno per le necessarie cure.

 

TURISMO

E’ importante tutelare le figure professionali di guida turistica e guida ambientale, sempre più attive in Val di Cornia, grazie ad associazioni di guide e ai singoli professionisti che portano Turismo sul territorio comunale.

Saranno quindi necessari:

  • controlli, da parte della Polizia Municipale, per evitare attività di guida abusive che possono ledere all’immagine del territorio oltre agli stessi professionisti;
  • valutazione di una diversa modalità di accesso sul territorio di Baratti e Populonia, al fine di agevolare l’arrivo dei turisti in autobus e snellimento della pratica di autorizzazione;

 

  • valutazione di una diversa modalità di accesso sul territorio di Baratti, per agevolare l’arrivo di turisti in bicicletta e creazione di una vera area camper presso il parcheggio delle Caldanelle, collegata al mare con un servizio di trasporto turistico adeguato (meglio se trenino turistico che effettui il servizio di collegamento con la struttura ricettiva di Poggio all’Agnello, Populonia stazione, parcheggio Caldanelle e Baratti).

 

CICLOVIA

Possiamo dividere in 4 punti principali:

1) ciclovia tirrenica;

2) collegamenti tra i comuni con ciclovia tirrenica;

3) collegamemti con zone turistiche balneari e di interesse paesaggistico gastronomico enologico;

4) percorsi mtb con eventuale collegamenti a percorsi di comuni vicini.

Esiste già un progetto nazionale chiamato ciclovia tirrenica in stato di progettazione e assegnazione fondi.

Un primo progetto arriva a San Vincenzo e poi, lungo la Principessa, devia verso Venturina, Cafaggio, Riotorto per congiungersi con Follonica.

Poi ne esiste un altro con uno sdoppiamento che permette di arrivare a Baratti per poi dividersi ancora verso Piombino ed Elba e verso la Geodetica / Costa est e quindi riunirsi con quella che viene da Riotorto verso Follonica.

Su questi tratti occorre coordinasi con la Regione, con Legambiente toscana e FIAB (Federazione Italiana Ambiente Bicicletta), ma la realizzazione è di competenza del Governo e della Regione e non sappiamo esattamente a che punto sia, forse ad un punto morto.

Al Comune di Piombino spetta, invece, tutto quello che serve per tutti i collegamenti, escluso quanto già previsto.

Da Piombino alla Stazione di Venturina per l’integrazione treno-bici.

Da Riotorto al mare, con il superamento della superstrada e ferrovia.

Tutti i collegamenti con i Comuni confinanti, coordinandosi con loro e con chi realizza la ciclovia tirrenica per fare le scelte migliori.

Curare la segnaletica sulle due aree Promontorio e Riotorto, con distanza località e punti di ristoro raggiungibili.

Si potrebbe inoltre riprendere uno studio che prevede l’utilizzo degli argini del Cornia e altri corsi d’acqua per creare una rete di ciclabili sterrate lontane dal traffico.

 

ANIMALI

Ambiente e animali sono due concetti inscindibili. Inoltre nella nostra Città sono molte le Associazioni protezionistiche e le famiglie che vivono con uno o più animali da compagnia o che allevano o detengono quelli che vengono definiti animali da reddito.

Questo è il quadro, in esso il Comune, che ha molte competenze previste dalla legge, si deve porre come centro propulsore, come sostegno e come appoggio, il fulcro imparziale intorno al quale questo variegato mondo deve ruotare e svilupparsi.

La nostra proposta: individuare un referente politico che rappresenterà (a tutti gli effetti e senza alcuna remunerazione) il Sindaco, il cui ruolo sarà di informare, ascoltare, coordinare e valorizzare il volontariato.

Le parole chiave della nostra politica animalista saranno:

  • attenzione ai problemi e bisogni fatti presente da cittadini, volontari e associazioni;
  • informazione: il Comune, con i propri uffici, deve diventare il polo di informazione e formazione per chiunque voglia conoscere queste tematiche e deve sviluppare una rete di relazioni, anche sui social, relativamente agli animali da adottare, agli animali persi, a quelli trovati e a quanto altro interessi;
  • condivisione: le scelte che il Comune farà dovranno essere condivise con trasparenza da tutte le Associazioni, con le loro proposte e le loro critiche;
  • partecipazione: le iniziative, gli eventi, il canile, le varie colonie feline devono essere aperte a tutti i volontari, alle loro necessità e alle loro proposte;
  • sensibilizzazione: scuole, ASL, chiunque deve essere coinvolto in campagne del Comune volte a prevenire abbandoni, maltrattamenti, sevizie;
  • controllo del territorio: Vigili, Forestale, ASL, Guardie zoofile, dovranno controllare condizioni di detenzione e di allevamento e se necessario SEQUESTRARE a norma di legge;
  • repressione dei reati nei confronti degli animali. Basta lasciar correre. Occorre indagare e perseguire;
  • imparzialità: il Comune deve essere assolutamente equidistante rispetto a tutte le Associazioni e valuterà con il solo metro dell’interesse pubblico e degli animali le loro proposte.

 

Con questo spirito rivedremo i regolamenti comunali attuali con tutte le Associazioni, allo scopo di rendere Piombino una città amica degli animali.

Contemporaneamente il nostro Comune non tollererà comportamenti incivili e dannosi da parte  proprietari di animali e procederà senza esitare alla loro sanzione perché tali comportamenti sono nocivi per la città, ma anche per gli animali stessi e non devono essere sopportati.

Siamo certi che con l’aiuto prezioso del volontariato piombinese potremo fare molto e riusciremo a  creare una serena convivenza uomo – animale nell’ambito urbano e rurale creando spazi idonei e dignitosi dove i proprietari possano portare in sicurezza i loro animali.

 

SITUAZIONE  ABITATIVA

La situazione di crisi ha portato ad un innalzamento delle condizioni di povertà con inevitabili ripercussioni sul mercato immobiliare dove si è registrata una forte crisi sia per le vendite che per gli affitti.

Le condizioni di povertà, hanno inevitabilmente portato al venir meno del pagamento degli affitti.

Basti pensare che dal 2016 sino all’ottobre 2017, l’Ufficio Casa del Comune, ha gestito circa 140 casi di sfratto per morosità incolpevole, causata cioè da una situazione di oggettiva difficoltà.

Trattasi di dati che ad oggi, inevitabilmente, hanno causato una sorta di allarmismo e, conseguentemente, all’aumento di abitazioni “sfitte”.

L’emergenza abitativa della nostra città, abbisogna di interventi volti a rivedere sia i vari strumenti sinora impiegati quali i contributi per il sostegno alla locazione, sia i requisiti di assegnazione delle case popolari.

Ancor più necessari si rivelano tuttavia i controlli successivi, proprio al fine di verificare la permanenza dei requisiti che hanno portato a suddette assegnazioni/agevolazioni.

Controlli mirati, ad esempio, a tutelare le persone veramente bisognose a fronte di case popolari indebitamente occupate.

Altro punto da prendere in considerazione riguarda il Protocollo di intesa del nostro Comune, per la stipula dei contratti di locazione ai sensi della Legge n. 431 del 9/12/1998, con le organizzazioni di categoria dei proprietari e degli inquilini (le Cd “locazioni a canone concordato”). Un protocollo che prevede, si da un lato una maggiore accessibilità (da parte dei proprietari di case da affittare) a questa tipologia di contratto, prevedendo un innalzamento dei coefficienti applicabili con conseguente risparmio sulle tassazioni (cedolare secca ed IMU), ma che dall’altro appesantisce le procedure ed i costi all’uopo necessari.

 

GESTIONE  DEI RIFIUTI

Il Comune di Piombino dovrà, insieme agli altri Comuni della Val di Cornia, attivarsi per far sì che l’attuale modello dei grandi ATO regionali sia rivisto e superato a favore di ambiti più piccoli in cui gli organi rappresentativi locali e i cittadini possano intervenire nella fase deliberatoria ed esercitare una funzione di controllo nella gestione del servizio che dovranno tornare ad essere gestiti dai Consigli Comunali, cioè dai Cittadini.

Obiettivo prioritario dovrà essere la riduzione della produzione dei rifiuti, sia intervenendo a monte, presso la grande distribuzione, circa la riduzione degli imballaggi, sia con l’incremento della raccolta porta a porta, in sinergia con campagne continue di informazione e di sensibilizzazione sulla corretta modalità di smaltimento dei rifiuti.

La Val di Cornia è la maglia nera della raccolta differenziata, secondo gli ultimi dati pubblicati dalla Regione Toscana, mentre nel resto della Regione la percenttuale di RD è cresciuta del 3% (ricordiamo comunque che nessuno degli ATO ha superato l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata, stabilito dalla norma nazionale per il 2012), la Val di Cornia raggiunge a stento il 32%.

Riteniamo che ogni processo produttivo dovrà ridurre al minimo la produzione di materiale da conferire in discarica: la stessa siderurgia moderna produce circa il 95% di materia riciclbile e riutilizzabile. Solo vecchi sistemi produttivi producono quantità significative di scarti da discarica, riversando sull’ambiente la loro mancata innovazione tecnologica.

In tema di rifiuti, la nuova amministrazione dovrà impegnarsi a far chiarezza sulla formazione del debito ASIU e sulle responsabilità correlate.

Inoltre si rende necessario valutare una diversa ubicazione dell’Isola Ecologica al fine di una migliore fruibilità.

 

RISORSA  IDRICA

Il gestore pubblico/privato ASA non ha garantito nè l’efficienza di una rete (che ha alte percentuali di perdite), nè economicità del servizio.

L’acqua è una risorsa di primaria importanza e anche quì occorrerà un controllo sinergico tra i vari Comuni finalizzato al contenimento degli sprechi, ad una corretta manutenzione della rete e al recupero delle acque reflue ad uso agricolo ed industriale.

Competenze specifiche ci aiuteranno a individuare le strategie più appropriate; intanto noi crediamo:

 

  • che sia prioritario un piano di manutenzione dell’acquedotto, per eliminare le perdite idriche;

 

  • che sia necessario impedire ogni nuovo intervento di impermeabilizzazione dei suoli (conseguente alla cementificazione) e favorire la riconversione di superfici impermeabilizzate;
  • contenere i consumi ed eliminare gli sprechi.

Propedeutica a questi interventi deve essere una programmazione territoriale finalizzata alla massimizzazione del risparmio idrico.

 

SICUREZZA

Anche a Piombino si sta diffondendo un crescente senso di insicurezza, legato al disagio sociale crescente e all’incremento di atti di microcriminalità. Del resto l’insicurezza è ormai il tratto distintivo delle società moderne e anche Piombino ne è toccata e non può abbassare il livello di attenzione sui vari fenomeni di disagio e di marginalità che si verificano.

Devono comunque essere attenzionati i luoghi del degrado e delle zone periferiche, consapevoli che l’incuria attiri il vandalismo, coinvolgendo veramente con progetti precisi in primis gli abitanti.

Dovranno essere individuati interventi di cura degli spazi comuni (strade, spazi verdi, marciapiedi, illuminazione). Solo coinvolgendo le persone possiamo rendere i luoghi più sicuri. Nelle zone più critiche sarà opportuno valutare l’installazione di telecamere.

Dovremo lavorare per una sinergia operativa tra le forze dell’ordine (Guardia di Finanza, Polizia, Carabinieri, Polizia Municipale) per garantire un presidio di sorveglianza nelle zone maggiormente a rischio, per prevenire gesti di vandalismo e microcriminalità e infondere sicurezza nelle persone.

 

Lavoro&Ambiente  #insiemesipuò